Buongiorno!
Nonostante io non volessi una TV in casa, perchè in realtà sono cresciuta senza e così non ho proprio l'abitudine di guardarla e non è nemmeno che ci trovi tutte ste cose interessanti, nel nuovo appartamento la abbiamo. A casa mia c'era una sola TV che io e mia sorella potevamo vedere solo in vacanza, mai durante la scuola e alla fine, era regno di mio padre che la sera ci si addormentava davanti, quindi, non la guardavamo neppure l'estate.
Quando lo racconto ai miei amici sembra che mia madre ci abbia inflitto la più terribile delle punizioni, e invece noi non ce ne siamo nemmeno accorte da tanto che avevamo da fare. Io ho sviluppato una passione per la lettura e mia sorella per gli sport, poi c'era la cricca del nascondino in strada sotto casa mia e via dicendo.
Il mio ragazzo però aveva la sua TV e quindi la ha portata a casa (anche lui la accende e si addormenta...). Ogni tanto quindi mi faccio un giro di canali e solitamente me ne torno sconsolata al mio libro. Grazie al cielo, ci sono canali come MTV o quelli come LaEffe e RaiMovie che qualche film ogni tanto te lo fanno vedere. Urrà!
Qualche giorno fa hanno fatto un film con Jack Nicholson e Adam Sandler che non avevo mai sentito nominare: Terapia d'Urto. Potevo cambiare canale? Certo che no, io amo Nicholson e stimo Sandler sebbene non sia sempre nei miei film preferiti.
Adam Sandler interpreta Dave Buznik, un uomo d'affari che viene ingiustamente condannato per avere picchiato una hostess colpevole di avere ignorato le sue richieste. Dave viene obbligato a seguire 20 incontri di un programma per imparare a gestire la rabbia gestito da Jack Nicholson nei panni del Dr. Buddy Rydell, uno psichiatra psicopatico.
Al di là dei due attori, su cui non spendo nemmeno una parola, perchè credo che le loro carriere parlino da sole e godermi ancora una volta le espressioni di Nicholson che interpreta uno svitato è fantastico e si, eclissa abbastanza Adam, ma credo sia impossibile contenerlo!
Ho trovato questa pellicola un film senza troppe pretese che riesce a intrattenere a dovere il pubblico con momenti comici semplici ma non banali e con un fondo di riflessione che ho trovato piuttosto inedito. Dave, infatti, ci viene presentato fin da subito come un uomo mite e sottomesso che non avrà mai la promozione che merita perchè non alza mai la testa, che si fa sfruttare dal suo prossimo senza mai reagire. Che sia accusato di non saper gestire la rabbia è chiaramente uno sbaglio. Invece, quella che sembra una commedia degli equivoci si rivela essere una commedia si, ma con una riflessione di base. Come dice il Dr. Buddy, Dave è una di quelle persone che un giorno o l'altro esploderà e farà fuori qualche malcapitato. Perchè non è solo chi manifesta apertamente la propria rabbia che si rivela pericoloso per sè e per gli altri, ma anche chi non la manifesta affatto non riesce a vivere bene la propria vita. Questo film è quindi un viaggio alla scoperta del modo migliore di vivere la propria vita, affrontato attraverso una terapia che sembra assurda come il suo creatore. Insomma, è un film che sembra dirci: non ti far bloccare dalla paura, puoi essere e fare ciò che desideri.
Questo film fa davvero ridere, e lo fa con simpatia e un tipo di ironia fresca e semplice che difficilmente si trova nei film ultimamente.
Un film allo stesso divertente e riflessivo, con un cast degno di nota e un'ottima regia. Davvero un bel modo per passare una serata in casa.
Consigliato!
Visualizzazione post con etichetta al cinema. Mostra tutti i post
Visualizzazione post con etichetta al cinema. Mostra tutti i post
lunedì 21 settembre 2015
lunedì 16 febbraio 2015
The prestige
Rieccomi, reduce dalla visione di The prestige con qualche commento a caldo.
The prestige è un film di Cristopher Nolan, uscito nelle sale italiane nel 2006.
La storia si svolge nell'affascinante mondo della magia e racconta la vita di due prestigiatori la cui rivalità non si ferma di fronte a nulla, fino all'inevitabile tragedia.
Adoro i film sull'illusionismo, adoro gli illusionisti e in effetti, quando posso me li vado a vedere volentieri.
Tuttavia, in questo film non ci sono molti numeri nel vero senso della parola, il mondo del palcoscenico è spesso eclissato dalle vicende dei due protagonisti. Ci sono trucchi semplici e anche grossolani, come quello della gabbia con la colomba. Ma ci può stare, il mondo dell'illusionismo non era che alle prime sperimentazioni e i maghi sono quasi secondi ai loro inventori di macchine.
Nonostante la mancanza di magia, la storia dei due nemici, interpretata dai bravissimi Christian Bale e Hugh Jackman (amo quest'uomo), spalleggiati dalla bella Scarlett Johansson affascina e porta il film a un livello più che ottimo.
Si tratta di uno di quei film che non lascia il tempo per annoiarsi o porsi troppe domande, gli eventi si susseguono in modo rapido, niente è ciò che sembra e ognuno si allea con chi gli fa più comodo in un gioco continuo di alleanze.
Il precario equilibrio fra i due prestigiatori, fatto di continue vendette, crolla definitivamente quando Bale, nel ruolo di Alfred Borden sperimenta un nuovo trucco e Jackman, come Robert Angier ricorrerà ad ogni mezzo pur di ottenere il segreto.
Il film è un Nolan di quelli tosti, con un ottimo cast, un'ottima regia e una trama che si salva nonostante io abbia odiato il finale.
Purtroppo, è un finale che ho trovato molto deludente, il classico finale da "non sappiamo che pesci pigliare, non ci viene in mente nulla per il colpo di scena e allora imbrogliamo", si perchè il finale mi ha ricordato molto i deux ex machina del teatro greco: a un certo punto la situazione diventa ingestibile e quindi si riporta in carreggiata rattoppando alla bell'è meglio. In questo caso, in un contesto del tutto reale e concreto Nolan va a parare nella pura fantascienza andando a ripescare niente meno che l'amico Tesla (interpretato da David Bowie) e le leggende a lui correlate. Un cambio di genere che stona e che fra l'altro è intuibile fin dalla comparsa di Tesla, perfino per chi non sa chi sia.
In quel momento ho sentito la buona cara Annie Wilkes gridare:
A difesa del film va detto che nonostante la caduta di stile finale -che diciamolo, si salva un po' quando viene svelato il segreto di Borden, questo si è un bel colpo di scena e aggiunge fascino alla storia- resta comunque un ottimo film. Incredibile! Come ci riesci, Nolan?
Voto: 8
The prestige è un film di Cristopher Nolan, uscito nelle sale italiane nel 2006.
La storia si svolge nell'affascinante mondo della magia e racconta la vita di due prestigiatori la cui rivalità non si ferma di fronte a nulla, fino all'inevitabile tragedia.
Adoro i film sull'illusionismo, adoro gli illusionisti e in effetti, quando posso me li vado a vedere volentieri.
Tuttavia, in questo film non ci sono molti numeri nel vero senso della parola, il mondo del palcoscenico è spesso eclissato dalle vicende dei due protagonisti. Ci sono trucchi semplici e anche grossolani, come quello della gabbia con la colomba. Ma ci può stare, il mondo dell'illusionismo non era che alle prime sperimentazioni e i maghi sono quasi secondi ai loro inventori di macchine.
Nonostante la mancanza di magia, la storia dei due nemici, interpretata dai bravissimi Christian Bale e Hugh Jackman (amo quest'uomo), spalleggiati dalla bella Scarlett Johansson affascina e porta il film a un livello più che ottimo.
Si tratta di uno di quei film che non lascia il tempo per annoiarsi o porsi troppe domande, gli eventi si susseguono in modo rapido, niente è ciò che sembra e ognuno si allea con chi gli fa più comodo in un gioco continuo di alleanze.
Il precario equilibrio fra i due prestigiatori, fatto di continue vendette, crolla definitivamente quando Bale, nel ruolo di Alfred Borden sperimenta un nuovo trucco e Jackman, come Robert Angier ricorrerà ad ogni mezzo pur di ottenere il segreto.
Il film è un Nolan di quelli tosti, con un ottimo cast, un'ottima regia e una trama che si salva nonostante io abbia odiato il finale.
Purtroppo, è un finale che ho trovato molto deludente, il classico finale da "non sappiamo che pesci pigliare, non ci viene in mente nulla per il colpo di scena e allora imbrogliamo", si perchè il finale mi ha ricordato molto i deux ex machina del teatro greco: a un certo punto la situazione diventa ingestibile e quindi si riporta in carreggiata rattoppando alla bell'è meglio. In questo caso, in un contesto del tutto reale e concreto Nolan va a parare nella pura fantascienza andando a ripescare niente meno che l'amico Tesla (interpretato da David Bowie) e le leggende a lui correlate. Un cambio di genere che stona e che fra l'altro è intuibile fin dalla comparsa di Tesla, perfino per chi non sa chi sia.
In quel momento ho sentito la buona cara Annie Wilkes gridare:
![]() |
Se non avete letto Misery di S. King, fatelo! Annie odia li escamotage irreali! |
Voto: 8
lunedì 2 febbraio 2015
Gennaio 2014 in pillole: libri e film
Ben trovati!
Vorrei provare a creare una rubrica sul blog, ma non garantisco che sarà sempre costante, come ogni altra cosa del resto.
Il tema sarà, come da titolo, pillole del mese passato. In pratica sarà un breve riassunto di film, libri, telefilm e quanto altro che mi sia capitato durante il mese. Visto che leggo moltissimo, sarà soprattutto un modo per dirvi la mia sui libri letti, che non arrivo a recensire, ma anche sul resto.
Naturalmente, se la pensate come me, o se la pensate in modo diametralmente opposto, sarò lieta di leggere le vostre opinioni!
LIBRI
Nel mese di gennaio ho terminato ben 5 libri, cosa che non sarà possibile questo mese, visto che devo davvero scrivere la tesi.
Di Le parole segrete, di J. Harris vi ho già parlato qui. Il primo libro che ho terminato quest'anno ed è veramente bello! Un anno iniziato ottimamente.
Ho poi iniziato la trilogia delle Gemme di Kerstin Gier e non so se la concluderò. Per ora ho letto Red e sono rimasta parecchio delusa. La trama è molto interessante: a causa di un gene ereditario della famiglia della protagonista, alcune delle donne acquisiscono la capacità di viaggiare nel tempo, anche se mai troppo indietro rispetto al presente. Potevo aspettarmi la delusione, raramente queste saghe young adult mi appassionano. Lo schema è sempre il medesimo: protagonista nella media, a tratti amorfa con una migliore amica che fa anche quello che dovrebbe fare lei, una "nemica" che è perfetta, bellissima, intelligentissima, bravissima e per finire un ragazzo bellissimo che la nostra protagonista odia, ma non tanto da cascargli fra le braccia senza tanti complimenti.
Ciò che mi ha delusa di più, però, è che la Gier nemmeno prova a descrivere le epoche storiche in cui viaggiano i personaggi ed è un grandissimo controsenso visto il tema del libro. Questo è un grande punto a sfavore, perchè credo denoti una mancanza di voglia di documentarsi che avrebbe reso più completo e interessante il libro. L'idea di base è ottima, peccato per il risultato.
Voto: 6/10
Ho terminato poi I fantasmi dei Natali passati, ebook scritto a quattro mani da Federica Soprani e Vittoria Corella. Questo è il quarto e ultimo capitolo della saga Victorian Solstice, che ruota attorno alla società investigativa di Jericho e Jonas. L'ambientazione, come si intuisce, è la Londra vittoriana, e le imprese dei due richiamano in effetti Sherlock Holmes e il suo fido Watson, anche se in realtà, hanno ben poco del metodo deduttivo di questi e i casi si risolvono più per coincidenze che per un reale ragionamento. Le indagini che coinvolgono la J&J vanno sempre a toccare i quartieri più sordidi di Londra, così che quella che ci ritroviamo a leggere è la storia nascosta e criminosa della città, quella che solitamente si tace e si ignora, fatta di desideri abietti, prostitute e gentiluomini che si spogliano dei loro abiti per diventare crudeli seviziatori. Le due autrici hanno uno stile che conquista il lettore fin dalle prime pagine e i quattro capitoli, che sono molto brevi, hanno il pregio di saper appassionare. Bellissimo stile e trama carina.
Voto: 7,5/10
Dopo aver letto, l'anno scorso Guida Galattica per Autostoppisti, ed essermi subito appassionata, quest'anno ho proseguito la saga con Ristorante al Termine dell'Universo. Devo dire che non mi ha appassionata come il primo, sebbene ci siano anche in questo scene che fanno scoppiare a ridere e la parodia che Douglas Adams mette in scena è sempre acuta e ben congegnata. Nel complesso, non ho trovato il seguito brillante come il primo libro, ma lo stesso molto bello, abbastanza da spingermi a leggere anche il terzo capitolo.
Quello che più mi piace di questo libro è la capacità dell'autore di ridicolizzare ogni cosa senza scadere nell'infantile o nel banale e in secondo luogo l'immaginazione che gli permette di creare i mondi che descrive nei libri. Questa saga si avvicina molto alla serie Doctor Who secondo me.
Voto: 8/10
Infine, l'ultimo libro che ho letto e il più impegnativo è stato I giorni del potere di Colleen McCollough. Si tratta di un romanzo storico sulla Roma repubblicana. La mole è notevole, sono quasi 900 pagine e la lettura è a volte appesantita dalle divagazioni dell'autrice che ha compiuto un'impresa di documentazione titanica (Kerstin Gier impara!). Questo libro altro non è che il nostro buon vecchio libro di scuola delle superiori, con l'aggiunta però di personaggi a tutto tondo. Letta in quest'ottica la storia di Roma è incredibile. Ci si accorge di quanto personaggi come Caio Mario o Lucio Cornelio Silla fossero dei veri e propri eroi del loro tempo. Che dire, se non che avrei tanto voluto che mi avessero insegnato così la storia? Dare un volto e un carattere ai personaggi è una scelta vincente, il libro si legge come un vero romanzo, quando altro non è che un'ottima rielaborazione della realtà. L'autrice è fedelissima al mondo romano e ai suoi avvenimenti e si prende qualche libertà solo su cose secondarie.
Se siete appassionati di storia non potete farvi sfuggire questo libro!
Voto: 10/10
FILM
Questo mese sono andata al cinema ben due volte. Sono stupita e felice. Una volta andavo spessissimo al cinema, ma purtroppo, complici i costi e le pellicole non sempre eccellenti, da qualche tempo sono latitante e preferisco guardarmi un buon film in streaming. Questo mese, però, la programmazione prometteva bene. Avrei voluto vedere American Sniper, solo per la presenza del mio adorato Bradley Cooper, ma l'idea di un film su un cecchino americano girato da americani mi inquietava perchè prometteva di essere infarcita di moralismo distorti e patriottismi a svantaggio del nemico. Cosa che in molti mi hanno confermato.
Al cinema ci sono andata invece per vedere The Imitation Game, di cui ho già parlato qui, e poi Big Eyes di Tim Burton.
Mi ostino ad andare a vedere tutti i film di Tim Burton in memoria delle vecchie glorie ed è sempre più una delusione. Finalmente, i miei sforzi sono in parte ripagati.
Big Eyes sembra preannunciare una risalita del regista, quantomeno si discosta dagli ultimi film che sembrano fatti con lo stampino. Big Eyes è la vera storia di Margaret Keane, una pittrice nata nel 1927, resa famosa dai suoi particolarissimi quadri che hanno invariabilmente per soggetto bambini con gli occhi grandissimi.
La pittrice si trova vittima di un marito che la deruba della gloria e della fama che i suoi bambini vanno acquisendo e questo per anni e anni, finchè la donna non trova la forza di reagire e di tentare di riappropriarsi di quello che è suo.
Si tratta di una storia di sottomissione e di violenza psicologica, in cui però la forza di una donna convinta delle sue idee riesce finalmente ad emergere e toglie parte del dramma del film in virtu di una catarsi finale.
Amy Adams, nei panni di Margaret è strabiliante e del tutto convincente, da sola basterebbe a far salire il film di numerosi punti, accanto a lei ci sono, però, altri interpreti bravissimi seppure non la eguaglino mai. Tim Burton finalmente si tiene alla larga dai personaggi strampalati che se piacevano all'inizio, sono ormai diventati le brutte copie di se stessi e ci regala un film nuovo in cui si rivede il suo vecchio tocco, sebbene sia timido e non sempre presente.
Big Eyes è una favola, una favola adatta alla regia di Burton e con bravissimi interpreti. Non è un film che si colloca fra i migliori ma si difende bene e si guarda volentieri. Forse a tratti e un po' lento, ma stupisce che regali dei momenti di vera riflessione sul rispetto e sulla consapevolezza di sè, priva di clichè e buonismi. Incredibile!
Voto: 8/10
Vista la lunghezza del post, per ora mi fermo qui. Anche perchè non mi sono portata avanti con nessun telefilm, a causa dello studio. Spero di vedere il mese prossimo Birdman di cui mi hanno parlato benissimo e di proseguire con la serie Big Bang Theory.
Un bacio
Life
Vorrei provare a creare una rubrica sul blog, ma non garantisco che sarà sempre costante, come ogni altra cosa del resto.
Il tema sarà, come da titolo, pillole del mese passato. In pratica sarà un breve riassunto di film, libri, telefilm e quanto altro che mi sia capitato durante il mese. Visto che leggo moltissimo, sarà soprattutto un modo per dirvi la mia sui libri letti, che non arrivo a recensire, ma anche sul resto.
Naturalmente, se la pensate come me, o se la pensate in modo diametralmente opposto, sarò lieta di leggere le vostre opinioni!
LIBRI
Nel mese di gennaio ho terminato ben 5 libri, cosa che non sarà possibile questo mese, visto che devo davvero scrivere la tesi.
Di Le parole segrete, di J. Harris vi ho già parlato qui. Il primo libro che ho terminato quest'anno ed è veramente bello! Un anno iniziato ottimamente.
Ho poi iniziato la trilogia delle Gemme di Kerstin Gier e non so se la concluderò. Per ora ho letto Red e sono rimasta parecchio delusa. La trama è molto interessante: a causa di un gene ereditario della famiglia della protagonista, alcune delle donne acquisiscono la capacità di viaggiare nel tempo, anche se mai troppo indietro rispetto al presente. Potevo aspettarmi la delusione, raramente queste saghe young adult mi appassionano. Lo schema è sempre il medesimo: protagonista nella media, a tratti amorfa con una migliore amica che fa anche quello che dovrebbe fare lei, una "nemica" che è perfetta, bellissima, intelligentissima, bravissima e per finire un ragazzo bellissimo che la nostra protagonista odia, ma non tanto da cascargli fra le braccia senza tanti complimenti.
Ciò che mi ha delusa di più, però, è che la Gier nemmeno prova a descrivere le epoche storiche in cui viaggiano i personaggi ed è un grandissimo controsenso visto il tema del libro. Questo è un grande punto a sfavore, perchè credo denoti una mancanza di voglia di documentarsi che avrebbe reso più completo e interessante il libro. L'idea di base è ottima, peccato per il risultato.
Voto: 6/10
Ho terminato poi I fantasmi dei Natali passati, ebook scritto a quattro mani da Federica Soprani e Vittoria Corella. Questo è il quarto e ultimo capitolo della saga Victorian Solstice, che ruota attorno alla società investigativa di Jericho e Jonas. L'ambientazione, come si intuisce, è la Londra vittoriana, e le imprese dei due richiamano in effetti Sherlock Holmes e il suo fido Watson, anche se in realtà, hanno ben poco del metodo deduttivo di questi e i casi si risolvono più per coincidenze che per un reale ragionamento. Le indagini che coinvolgono la J&J vanno sempre a toccare i quartieri più sordidi di Londra, così che quella che ci ritroviamo a leggere è la storia nascosta e criminosa della città, quella che solitamente si tace e si ignora, fatta di desideri abietti, prostitute e gentiluomini che si spogliano dei loro abiti per diventare crudeli seviziatori. Le due autrici hanno uno stile che conquista il lettore fin dalle prime pagine e i quattro capitoli, che sono molto brevi, hanno il pregio di saper appassionare. Bellissimo stile e trama carina.
Voto: 7,5/10
Dopo aver letto, l'anno scorso Guida Galattica per Autostoppisti, ed essermi subito appassionata, quest'anno ho proseguito la saga con Ristorante al Termine dell'Universo. Devo dire che non mi ha appassionata come il primo, sebbene ci siano anche in questo scene che fanno scoppiare a ridere e la parodia che Douglas Adams mette in scena è sempre acuta e ben congegnata. Nel complesso, non ho trovato il seguito brillante come il primo libro, ma lo stesso molto bello, abbastanza da spingermi a leggere anche il terzo capitolo.
Quello che più mi piace di questo libro è la capacità dell'autore di ridicolizzare ogni cosa senza scadere nell'infantile o nel banale e in secondo luogo l'immaginazione che gli permette di creare i mondi che descrive nei libri. Questa saga si avvicina molto alla serie Doctor Who secondo me.
Voto: 8/10
Infine, l'ultimo libro che ho letto e il più impegnativo è stato I giorni del potere di Colleen McCollough. Si tratta di un romanzo storico sulla Roma repubblicana. La mole è notevole, sono quasi 900 pagine e la lettura è a volte appesantita dalle divagazioni dell'autrice che ha compiuto un'impresa di documentazione titanica (Kerstin Gier impara!). Questo libro altro non è che il nostro buon vecchio libro di scuola delle superiori, con l'aggiunta però di personaggi a tutto tondo. Letta in quest'ottica la storia di Roma è incredibile. Ci si accorge di quanto personaggi come Caio Mario o Lucio Cornelio Silla fossero dei veri e propri eroi del loro tempo. Che dire, se non che avrei tanto voluto che mi avessero insegnato così la storia? Dare un volto e un carattere ai personaggi è una scelta vincente, il libro si legge come un vero romanzo, quando altro non è che un'ottima rielaborazione della realtà. L'autrice è fedelissima al mondo romano e ai suoi avvenimenti e si prende qualche libertà solo su cose secondarie.
Se siete appassionati di storia non potete farvi sfuggire questo libro!
Voto: 10/10
FILM
Questo mese sono andata al cinema ben due volte. Sono stupita e felice. Una volta andavo spessissimo al cinema, ma purtroppo, complici i costi e le pellicole non sempre eccellenti, da qualche tempo sono latitante e preferisco guardarmi un buon film in streaming. Questo mese, però, la programmazione prometteva bene. Avrei voluto vedere American Sniper, solo per la presenza del mio adorato Bradley Cooper, ma l'idea di un film su un cecchino americano girato da americani mi inquietava perchè prometteva di essere infarcita di moralismo distorti e patriottismi a svantaggio del nemico. Cosa che in molti mi hanno confermato.
Al cinema ci sono andata invece per vedere The Imitation Game, di cui ho già parlato qui, e poi Big Eyes di Tim Burton.
Mi ostino ad andare a vedere tutti i film di Tim Burton in memoria delle vecchie glorie ed è sempre più una delusione. Finalmente, i miei sforzi sono in parte ripagati.
Big Eyes sembra preannunciare una risalita del regista, quantomeno si discosta dagli ultimi film che sembrano fatti con lo stampino. Big Eyes è la vera storia di Margaret Keane, una pittrice nata nel 1927, resa famosa dai suoi particolarissimi quadri che hanno invariabilmente per soggetto bambini con gli occhi grandissimi.
La pittrice si trova vittima di un marito che la deruba della gloria e della fama che i suoi bambini vanno acquisendo e questo per anni e anni, finchè la donna non trova la forza di reagire e di tentare di riappropriarsi di quello che è suo.
Si tratta di una storia di sottomissione e di violenza psicologica, in cui però la forza di una donna convinta delle sue idee riesce finalmente ad emergere e toglie parte del dramma del film in virtu di una catarsi finale.
Amy Adams, nei panni di Margaret è strabiliante e del tutto convincente, da sola basterebbe a far salire il film di numerosi punti, accanto a lei ci sono, però, altri interpreti bravissimi seppure non la eguaglino mai. Tim Burton finalmente si tiene alla larga dai personaggi strampalati che se piacevano all'inizio, sono ormai diventati le brutte copie di se stessi e ci regala un film nuovo in cui si rivede il suo vecchio tocco, sebbene sia timido e non sempre presente.
Big Eyes è una favola, una favola adatta alla regia di Burton e con bravissimi interpreti. Non è un film che si colloca fra i migliori ma si difende bene e si guarda volentieri. Forse a tratti e un po' lento, ma stupisce che regali dei momenti di vera riflessione sul rispetto e sulla consapevolezza di sè, priva di clichè e buonismi. Incredibile!
Voto: 8/10
Vista la lunghezza del post, per ora mi fermo qui. Anche perchè non mi sono portata avanti con nessun telefilm, a causa dello studio. Spero di vedere il mese prossimo Birdman di cui mi hanno parlato benissimo e di proseguire con la serie Big Bang Theory.
Un bacio
Life
Etichette:
al cinema,
books,
Mesi in pillole,
review
martedì 27 gennaio 2015
Talking about film: The Imitation Game
Mi piace molto andare al cinema e anche visionare vecchi film, quindi Talking about film diventerà una rubrica con cadenza abbastanza regolare.
Devo dire che in realtà ultimamente, complice il numero elevatissimo di film che escono che va a discapito della qualità e complici i prezzi dei biglietti che da me sono piuttosto alti: 8,50 euro per vedersi un film, al cinema vado molto meno di quanto vorrei. Purtroppo non lavoro, studio, non ho tanti soldi e gli sconti studenti non valgono il fine settimana. Che gioia.
Comunque spesso mi consolo con dvd o con i cineforum che quelli rimangono abbordabili e si ha molte più possibilità che il film sarà scelto accuratamente.
Comunque, ultimamente sono usciti un sacco di bei film (sempre tutti assieme è?), così mi sono andata a vedere Big Eyes di Burton e The Imitation Game.
Quest'ultimo è stata una rivelazione, da tanti punti di vista. Sapevo che il computer è chiamato anche macchina di Turing, ma chi fosse tale Turing proprio non mi era mai venuto in mente di scoprirlo. Che dire, era un genio fra i migliori al mondo. Per me il semplice processo di creare un computer, sebbene estremamente rudimentale dal nulla e senza prototipi è una cosa inconcepibile.
Ma andiamo con ordine:
Il film racconta la vita di Alan Turing, un brillante matematico inglese che si distingue già da giovanissimo nel mondo accademico. Fin dall'inizio concepisce l'idea di una macchina che possa pensare. L'occasione di mettersi alla prova gli viene data quando i servizi segreti inglesi lo convocano insieme ad altri cervelloni a lavorare su Enigma, il sistema crittografico usato dai nazisti durante la seconda guerra mondiale. Il problema di questo codice è principalmente che ogni giorno cambia e il gruppo ha quindi una sola giornata per analizzare migliaia di migliaia di combinazioni, per vedere tutto il lavoro vanificato allo scoccare della mezzanotte. Alan si discosta dai soliti sistemi, vedendo in Enigma la possibilità di costruire la sua macchina. Un uomo non può avere a che fare con tante possibilità in così poco tempo, ma forse una macchina si, così, fra le invidie dei colleghi e le avversità dei superiori, Alan costruisce il suo "computer" e decodifica infine Enigma. Con una serie di calcoli statistici si decide poi quando e come l'Inghilterra debba agire per evitare che i nazisti scoprano che hanno il codice e cambino sistema.
Un grande uomo, i cui meriti sono stati nascosti dall'Inghilterra per oltre 50 anni, per precauzione militare, ma che ha giocato un ruolo di primo piano nella vittoria inglese.
Il film non è chiaramente Hollywoodiano, sebbene lo stampo sia simile. a Hollywood ormai si sono calati troppo nel genere supereroe, tanto che ormai anche le persone comuni sono trattate come tali, con tanto di effetti speciali, rallenty ed esasperazioni assurde. The Imitation Game, fortunatamente si limita ad esaltare il genio di un uomo senza trattarlo come l'Iron Man di turno.
Alan Turing è impersonato da Benedict Cumberbatch, che a me personalmente non piace, ma non posso non metterlo fra i migliori attori contemporanei. E anche in questo caso non delude anzi! Il suo Alan del resto è molto vicino allo Scherlock Holmes che interpreta nel telefilm omonimo, è un genio che stenta a capire le convenzioni sociali, che agisce da prima donna che individuato il suo punto d'arrivo fila dritto come un treno alla meta, calpestando chi deve, eppure non è inumano.
Accanto a lui c'è, ahimè, Keira Knightley, fedelissima all'unico ruolo che riesce a interpretare, ossia la donna che flirta sempre e comunque. Seriamente, smettete di usarla! Ho capito che è carina e ha un bel sorriso, ma non fa altro che essere carina e sorridere, in ogni film in cui la si mette! Il suo personaggio è sempre, sempre, sempre lo stesso. Ruolo azzeccatissimo è sicuramente quello del Comandante Denniston, affidato a Charles Dance (si, è Tiwyn Lannister), che come ci ha mostrato in GOT è perfetto per questo genere di personaggio.
Questo film mi è piaciuto molto, non c'è nulla di nuovo, la storia è sempre quella del ragazzino geniale, maltrattato dai compagni a scuola, al di fuori dalla società, che compie grandi imprese e che anche da adulto gli altri stentano a capire e tentano perciò di ostacolare, il genio che rimane poi vittima di se stesso.
Eppure il modo in cui è trattato, che come dicevo non va troppo sopra le righe, lasciando che siano i fatti a mettersi in luce per la loro grandiosità, l'umanità con cui questi personaggi sono trattati che li toglie dalla sfera del mito e li fa sembrare del tutto simili a noi e perciò ancora più geniali. L'ottimo cast e l'ottima regia (di Morten Tyldum) lo consacrano come uno dei migliori film degli ultimi tempi. Quello che ci viene presentato non è un prodotto fatto e finito da visionare e basta, ma ci viene mostrata l'analisi minuziosa di personaggi ed eventi, dei rapporti e dei sentimenti che li legano e le contraddizioni di una società. A questo si unisce una sottile ironia che accompagna tutto il film che strappa davvero qualche risata.
Bellissimo film, ed a dimostrarlo sono anche le 8 candidature all'Oscar, nonostante non sia un film americano.
"Sono le persone che nessuno immagina che possano fare certe cose quelle che fanno cose che nessuno può immaginare..."
Voto: 8/10
Devo dire che in realtà ultimamente, complice il numero elevatissimo di film che escono che va a discapito della qualità e complici i prezzi dei biglietti che da me sono piuttosto alti: 8,50 euro per vedersi un film, al cinema vado molto meno di quanto vorrei. Purtroppo non lavoro, studio, non ho tanti soldi e gli sconti studenti non valgono il fine settimana. Che gioia.
Comunque spesso mi consolo con dvd o con i cineforum che quelli rimangono abbordabili e si ha molte più possibilità che il film sarà scelto accuratamente.
Comunque, ultimamente sono usciti un sacco di bei film (sempre tutti assieme è?), così mi sono andata a vedere Big Eyes di Burton e The Imitation Game.
Quest'ultimo è stata una rivelazione, da tanti punti di vista. Sapevo che il computer è chiamato anche macchina di Turing, ma chi fosse tale Turing proprio non mi era mai venuto in mente di scoprirlo. Che dire, era un genio fra i migliori al mondo. Per me il semplice processo di creare un computer, sebbene estremamente rudimentale dal nulla e senza prototipi è una cosa inconcepibile.
Ma andiamo con ordine:
Il film racconta la vita di Alan Turing, un brillante matematico inglese che si distingue già da giovanissimo nel mondo accademico. Fin dall'inizio concepisce l'idea di una macchina che possa pensare. L'occasione di mettersi alla prova gli viene data quando i servizi segreti inglesi lo convocano insieme ad altri cervelloni a lavorare su Enigma, il sistema crittografico usato dai nazisti durante la seconda guerra mondiale. Il problema di questo codice è principalmente che ogni giorno cambia e il gruppo ha quindi una sola giornata per analizzare migliaia di migliaia di combinazioni, per vedere tutto il lavoro vanificato allo scoccare della mezzanotte. Alan si discosta dai soliti sistemi, vedendo in Enigma la possibilità di costruire la sua macchina. Un uomo non può avere a che fare con tante possibilità in così poco tempo, ma forse una macchina si, così, fra le invidie dei colleghi e le avversità dei superiori, Alan costruisce il suo "computer" e decodifica infine Enigma. Con una serie di calcoli statistici si decide poi quando e come l'Inghilterra debba agire per evitare che i nazisti scoprano che hanno il codice e cambino sistema.
Un grande uomo, i cui meriti sono stati nascosti dall'Inghilterra per oltre 50 anni, per precauzione militare, ma che ha giocato un ruolo di primo piano nella vittoria inglese.
Il film non è chiaramente Hollywoodiano, sebbene lo stampo sia simile. a Hollywood ormai si sono calati troppo nel genere supereroe, tanto che ormai anche le persone comuni sono trattate come tali, con tanto di effetti speciali, rallenty ed esasperazioni assurde. The Imitation Game, fortunatamente si limita ad esaltare il genio di un uomo senza trattarlo come l'Iron Man di turno.
Alan Turing è impersonato da Benedict Cumberbatch, che a me personalmente non piace, ma non posso non metterlo fra i migliori attori contemporanei. E anche in questo caso non delude anzi! Il suo Alan del resto è molto vicino allo Scherlock Holmes che interpreta nel telefilm omonimo, è un genio che stenta a capire le convenzioni sociali, che agisce da prima donna che individuato il suo punto d'arrivo fila dritto come un treno alla meta, calpestando chi deve, eppure non è inumano.
Accanto a lui c'è, ahimè, Keira Knightley, fedelissima all'unico ruolo che riesce a interpretare, ossia la donna che flirta sempre e comunque. Seriamente, smettete di usarla! Ho capito che è carina e ha un bel sorriso, ma non fa altro che essere carina e sorridere, in ogni film in cui la si mette! Il suo personaggio è sempre, sempre, sempre lo stesso. Ruolo azzeccatissimo è sicuramente quello del Comandante Denniston, affidato a Charles Dance (si, è Tiwyn Lannister), che come ci ha mostrato in GOT è perfetto per questo genere di personaggio.
Questo film mi è piaciuto molto, non c'è nulla di nuovo, la storia è sempre quella del ragazzino geniale, maltrattato dai compagni a scuola, al di fuori dalla società, che compie grandi imprese e che anche da adulto gli altri stentano a capire e tentano perciò di ostacolare, il genio che rimane poi vittima di se stesso.
Eppure il modo in cui è trattato, che come dicevo non va troppo sopra le righe, lasciando che siano i fatti a mettersi in luce per la loro grandiosità, l'umanità con cui questi personaggi sono trattati che li toglie dalla sfera del mito e li fa sembrare del tutto simili a noi e perciò ancora più geniali. L'ottimo cast e l'ottima regia (di Morten Tyldum) lo consacrano come uno dei migliori film degli ultimi tempi. Quello che ci viene presentato non è un prodotto fatto e finito da visionare e basta, ma ci viene mostrata l'analisi minuziosa di personaggi ed eventi, dei rapporti e dei sentimenti che li legano e le contraddizioni di una società. A questo si unisce una sottile ironia che accompagna tutto il film che strappa davvero qualche risata.
Bellissimo film, ed a dimostrarlo sono anche le 8 candidature all'Oscar, nonostante non sia un film americano.
"Sono le persone che nessuno immagina che possano fare certe cose quelle che fanno cose che nessuno può immaginare..."
Voto: 8/10
Iscriviti a:
Post (Atom)