mercoledì 11 febbraio 2015

Riflessioni di una quasi ex-studentessa

Il periodo di preparazione della tesi è stressante.
Gli esami sono quasi meglio, uno si impegna, ma trova il tempo per vivere, al massimo rimedia una figuraccia il giorno dell'esame, ma niente di irreparabile -nella maggior parte dei casi.
La tesi sa essere distruttiva e non ci si può permettere di sbagliare.
Momenti in cui si vaga in un tunnel buio attendendo che un relatore impietosito si decida a dirti dove sta l'interruttore della luce, una corsa folle verso l'uscita per ritrovarsi nella medesima situazione poco dopo.
Uno ci prova anche ad arrangiarsi, ma ogni tanto un aiuto serve ed è anche dovuto.


A volte vorrei avere già finito il tutto, a volte invece guardo con nostalgia a ciò che accadrà di me dopo il fatidico giorno; al di là del "benvenuta nel mondo dei disoccupati", ho trovato una branca che mi piace tantissimo e grazie al cielo un ambiente di lavoro molto buono, con un relatore che sebbene evanescente come solo loro sanno fare, di tanto in tanto si degna di valutare i miei impulsi vitali, ed è incredibilmente competente. Cosa che naturalmente non fa che aumentare l'ansia e il desiderio di essere valutata bene da lui.
Ecco, rinunciare a lavorare in questo ambito mi dispiace davvero. Non pensavo di dirlo mai, soprattutto dopo la tragica esperienza maturata in triennale e durante i due successivi anni di specializzazione. Specializzazione di cosa poi? Università organizzate con i piedi, in cui uno può fare niente e uscire con una laurea in mano senza troppi inciampi.
Eppure si, mi sto trovando bene con il mio progetto, mi piace e vorrei continuare, ma l'unico modo conosciuto è una borsa o un contratto di ricercatrice.
Le speranze sono le ultime a morire, ma in un paese che si preoccupa della cultura come il nostro, ho idea che non siano neppure mai nate.

Così mi avvicino al traguardo altalenando attimi di euforia a momenti di sconforto quando il lavoro fatto sembra una briciola in un oceano di cose da fare. E il tempo scorre.

Nei pochi momenti che alzo la testa dalle miriadi di cose da fare, però, guardo indietro e sono soddisfatta. Soddisfatta di aver portato a termine un simile percorso e con ottimi risultati -almeno fino ad ora. Forse è vero, quasi tutti frequentano l'università, ma ciò nonostante non posso fare a meno di sentirmi bene notando il lavoro che ho fatto e come lo ho fatto. Come ripeto spesso io sono una persona scostante, portare a termine le cose non è da me, di solito mi perdo nel mentre e poi vengo attratta da altro. Ma sto per finire l'università, in tempi ottimali e con ottime votazioni. Incredibile!
Il fatto che non mi daranno mai un lavoro quasi scompare di fronte alla grinta che ho trovato dentro di me per affrontare le difficoltà. Non mi credevo così forte, non mi credevo così determinata, eppure ci sono riuscita.

Stringiamo i denti e tagliamo con classe questo ultimo traguardo.



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